L’impiego dell’ormone follicolo stimolante (FSH) urinario umano nella riproduzione assistita: una valutazione di HTA

Anno: 2012 - Vol: 1 - Num. 2

Walter Ricciardi, Stefano Capri, Flavia Kheiraoui, Chiara de Waure, Maria Lucia Specchia, Chiara Cadeddu, Maria Rosaria Gualano, Antonella Sferrazza, Nicola Nicolotti, Silvio Capizzi, Francesco di Nardo, Agostino Mancuso, Giuseppe La Torre, Andrea Lenzi, Francesco Lombardo

Elementi chiave per il decisore

L’infertilità interessa nei Paesi occidentali circa il 15% delle coppie, anche se stime internazionali più recenti riportano una prevalenza media del 9%.

In Italia, circa il 20% delle coppie risulta infertile. Nel 30% dei casi l’ infertilità è di origine maschile, mentre nel 35% dei casi è di origine femminile. Il 35% vede la coesistenza di cause maschili e femminili (20%) o l’impossibilità di individuare una causa (15%).

La terapia gonadotropinica, basata su farmaci a base di ormoni ipofisari, è stata utilizzata efficacemente in entrambi i sessi, utilizzando regimi basati su derivati urinari o su ricombinanti. La prima generazione di gonadotropine prodotta è stata la menotropina (human Menopausal Gonadotropin, hMG), in cui il contenuto di ormone follicolostimolante (FSH) è pari a quello di ormone luteinizzante (LH). Progressivamente sono state introdotte sul mercato gonadotropine sempre più purificate del contenuto di LH: le più recenti sono rappresentate dall’FSH umano urinario altamente purificato (FSH-HP), come Fostimon®, e dall’FSH ricombinante (rFSH).

Le indicazioni dei prodotti di derivazione umana, così come di quelli ricombinanti, sono simili: nella donna possono essere utilizzati in caso di anovulazione o di iperstimolazione controllata delle ovaie; nell’uomo comprendono unicamente l’induzione della spermatogenesi in pazienti affetti da ipogonadismo ipogonadotropo. La posologia varia a seconda del farmaco e della condizione clinica dei pazienti.

Per gli outcome principali degli studi comparativi tra i diversi tipi di FSH, non sono emerse differenze statisticamente significative nei gruppi di trattamento sia per quanto riguarda l’ efficacia che in relazione alla sicurezza. L’ipotesi di trasmissione di prioni a seguito di iniezioni sottocutanee di gonadotropine, così come sottolineato anche da importanti società europee e americane esperte in materia, non appare supportata nè da evidenze epidemiologiche, né dalla pratica clinica. Fostimon contiene urofollitropina umana altamente purificata, estratta dall’urina di donne in menopausa; è indicato nel trattamento della infertilità femminile, nelle seguenti condizioni:

  • induzione dell’ovulazione, in associazione con gonadotropina corionica, in pazienti affette da sindrome dell’ovaio policistico;
  • amenorrea o stati anovulatori da insufficienza della fase follicolare;
  • altri stati di infertilità associata ad un aumentato rapporto LH/FSH.

Inoltre è indicato per la stimolazione dello sviluppo follicolare multiplo in donne sottoposte ad induzione dell’ovulazione nei programmi di fertilizzazione in vitro ed altre tecniche di riproduzione assistita.

Nell’infertilità maschile è indicato nell’induzione della spermatogenesi in uomini affetti da ipogonadismo ipogonadotropo, in associazione alla Gonadotropina Corionica (hCG).

L’infertilità rappresenta nel nostro Paese un importante problema sanitario che necessita di risposte assistenziali e organizzative concrete quali l’introduzione ed l’implementazione di Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) sia ospedalieri che territoriali, l’equità d’accesso alle prestazioni, il monitoraggio, la valutazione degli outcome e il public reporting dei risultati.

L’eterogeneità della distribuzione dei centri di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) sul territorio nazionale determina un consistente fenomeno di migrazione interregionale, influenzato non tanto dal numero dei centri presenti nelle diverse Regioni, quanto dal livello e dalla tipologia di attività erogata. Il dato sul fenomeno della migrazione interregionale costituisce sicuramente un elemento utile a valutare la qualità dell’offerta in relazione alla diversa accessibilità ai servizi, alla diversa rimborsabilità e ai limiti posti all’applicazione delle tecniche presenti in alcune Regioni. In Italia a regolamentare l’uso e le indicazioni delle gonadotropine urinarie e ricombinanti nel trattamento dell’infertilità femminile e maschile è la Nota 74, che stabilisce la prescrizione a carico del SSN per il trattamento dell’infertilità femminile in donne di età non superiore ai 45 anni con valori di FSH, al 3° giorno del ciclo, non superiori a 30 mUI/ml e per il trattamento dell’infertilità maschile in soggetti con ipogonadismo-ipogonadotropo con livelli di gonadotropine bassi o normali e comunque con FSH non superiore a 8 mUI/ml.

Sulla base delle evidenze scientifiche che mostrano la parità di efficacia delle gonadotropine ricombinanti e delle urinarie, è stata condotta una Budget Impact Analysis (BIA) per stimare l’impatto sulla spesa farmaceutica del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), derivante dall’ incremento dell’impiego di FSH-HP (con conseguente riduzione di una quota delle gonadotropine ricombinanti): da tale analisi è emerso che, essendo il prezzo dell’ FSH-HP sensibilmente inferiore a quello delle gonadotropine ricombinanti, si otterrebbe un risparmio pari al 22% dell’intera spesa per i farmaci impiegati nella Fertilizzazione in Vitro (IVF), permettendo così una migliore allocazione delle risorse da parte del SSN.